giovedì 6 novembre 2008

Breathe

Oppressione.
Credo sia questa la parola giusta.
Ieri sono rimasta a casa, nonostante il tanto lavoro, perché non mi sentivo in gran forma. Evidentemente avevo bisogno di riposare e questo ho fatto. Questa mattina tutto andava bene. La storia respirava tutto intorno a me. Nella calma totale sentivo il fermento ovunque. Ma anche tanta, tantissima malinconia.
Non so come spiegare però so che mi sentivo galleggiare, sospesa come così spesso mi accade, ma come da tanto non succedeva. Questo velo di tristezza e di irrealtà ha avvolto dolcemente ogni cosa, senza essere pressante o prepotente. Sottile sottile, stava lì, senza chiedere niente. Non impicciava, non intralciava i doveri quotidiani.
Ho riso oggi. Ho lavorato, parlato, raccontato, inventato, cucinato, scherzato. Ho vissuto, come sempre. Niente crisi, niente. Un po' di noia mista a pigrizia, ma questa non è una novità. Alle quattro però tutto è cambiato. Una mail della mia povera, dolce madre. Notizie della mia povera, dolce zia.
E tutto sbiadisce ancora di più. C'è dolore, ma quello che sento più di tutto è il peso del mio stesso cuore.
E' tutto molto cliché. Anche il fatto che decida di scrivere, anche se qui, invece di cercare appoggio nelle persone a me care. Sono così scontata che sarebbe da mettersi a ridere.

Sono sbagliata? O sono solo così e basta?

Che palle tutte queste pippe.

Soffoco, non c'è spazio per altro ora.

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